Il burnout: cos’è e come prevenirlo
L’Oms riconosce ufficialmente il burnout come una sindrome da stress lavoro correlato, che influenza lo stato di salute della persona e porta al ricorso all’assistenza sanitaria.
Il burnout si configura come l’esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d’aiuto, qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress a causa di uno squilibrio tra le richieste lavorative e le risorse (personali/emotive/organizzative) disponibili.
È una sindrome caratterizzata da un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e da un peggioramento delle prestazioni professionali:
- la persona si sente prosciugata, incapace di rilassarsi e di recuperare, manca l’energia per affrontare nuovi progetti, nuove persone, nuove sfide;
- il coinvolgimento emotivo nel lavoro è ridotto al minimo, l’operatore si sente “indifferente” di fronte al dolore delle persone che assiste, con una significativa compromissione della dimensione relazionale appartenente allo svolgimento delle professioni d’aiuto;
- l’operatore si sente inadeguato e incapace di affrontare il suo lavoro.
Entrare in contatto con il dolore dell’altro comporta un grande impegno, spesso ci si sente inutili e questo non fa piacere, si crea così una situazione di abbandono esistenziale ed emotivo del paziente, che diventa anche assistenziale.
La capacità di comunicare in modo efficace, di stabilire una relazione costruttiva e di gestire gli aspetti emotivo-relazionali, che inevitabilmente accompagnano la pratica professionale, sono riconosciute come competenze trasversali imprescindibili, ma spesso viene sottovalutata la necessità di una formazione all’incontro con l’altro e si fa affidamento su competenze professionali di natura tecnica. L’operatore “solo” e “senza strumenti” rischia di accumulare esperienze di stress e malessere che possono portare al burnout. Anche il contatto con la morte nell’assistenza al paziente è uno dei fattori di rischio principali per le professioni di aiuto.
La prevenzione è possibile, tra gli interventi utili si annoverano la formazione, la cura del lavoro di èquipe, l’ascolto di sé, la supervisione e la psicoterapia.
A questo proposito Studio21 – Centro di Psicoterapia e Psicologia Clinica propone un ciclo di incontri a cadenza mensile dedicato alle professioni coinvolte nell’assistenza sanitaria, educativa e sociale. La supervisione offre la possibilità di prendersi cura di sé attraverso uno spazio di riflessione e di rielaborazione di gruppo dedicato agli aspetti emotivi e relazionali legati alla propria professionalità.
Per maggiori informazioni consultare la sezione del sito dedicata a Gruppo21.